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S P A Z I O  S A C R O

14.02.2022 - 17:30

SANTA MESSA
Santi Cirillo e Metodio — Tra oriente e occidente

Cirillo e Metodio – patroni d’Europa [1]

Radaelli Tatiana [2]

Perché sono i patroni d’Europa con san Benedetto?
da Egregiae virtutis di Giovanni Paolo II

Cirillo e Metodio, fratelli, greci, nativi di Tessalonica, la città dove visse e operò san Paolo, fin dall'inizio della loro vocazione, entrarono in stretti rapporti culturali e spirituali con la Chiesa patriarcale di Costantinopoli, allora fiorente per cultura e attività missionaria alla cui alta scuola essi si formarono. Entrambi avevano scelto lo stato religioso unendo i doveri della vocazione religiosa con il servizio missionario, di cui diedero una prima testimonianza recandosi ad evangelizzare i Cazari della Crimea.

La loro preminente opera evangelizzatrice fu, tuttavia, la missione nella Grande Moravia tra i popoli, che abitavano allora la penisola balcanica e le terre percorse dal Danubio... Per corrispondere alle necessità del loro servizio apostolico in mezzo ai popoli slavi tradussero nella loro lingua i libri sacri a scopo liturgico e catechetico, gettando con questo le basi di tutta la letteratura nelle lingue dei medesimi popoli… essi sono considerati non solo gli apostoli degli slavi ma anche i padri della cultura tra tutti questi popoli e tutte queste nazioni…. punto fondamentale di riferimento nella storia della loro letteratura.

Cirillo e Metodio svolsero il loro servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli, dalla quale erano stati mandati, sia con la sede romana di Pietro, dalla quale furono confermati, manifestando in questo modo l'unità della Chiesa, che durante il periodo della loro vita e della loro attività non era colpita dalla sventura della divisione tra l'oriente e l'occidente….

A Roma Cirillo e Metodio furono accolti con onore dal Papa e dalla Chiesa romana e trovarono approvazione e appoggio per tutta la loro opera apostolica ed anche per la loro innovazione di celebrare la liturgia nella lingua slava, osteggiata in alcuni ambienti occidentali. A Roma concluse la sua vita Cirillo (14 febbraio 869) e fu sepolto nella Chiesa di san Clemente, mentre Metodio fu dal Papa ordinato arcivescovo dell'antica sede di Sirmio e fu inviato in Moravia per continuarvi la sua provvidenziale opera apostolica insieme ai suoi discepoli sino al termine della sua vita (6 aprile 885).

Missioni Cirillo e Metodio
Missioni Cirillo e Metodio

Cirillo e Metodio, che ben possiamo chiamare figli d’Oriente, Bizantini di patria, Greci di nazione, Romani per missione, e Slavi per i risultati del loro apostolato, si sono fatti tutto a tutti, per guadagnare tutti all’unità della Chiesa cattolica. (Pio XI, Lettera all’episcopato iugoslavo e cecoslovacco, 13 febbraio 1927).

Nella prospettiva dell'evangelizzazione - come indicano le loro biografie - i due santi Fratelli si volsero al difficile compito di tradurre i testi della Sacra Scrittura, noti loro in greco, nella lingua di quella stirpe slava che si era stabilita fino ai confini della loro regione e della loro città natale. Si prefissero di comprendere e di penetrare la lingua, le usanze e le tradizioni proprie delle genti slave, interpretandone fedelmente le aspirazioni ed i valori umani che in esse sussistevano e si esprimevano. Per tradurre le verità evangeliche in una lingua nuova, essi dovettero preoccuparsi di conoscere bene il mondo interiore di coloro, ai quali avevano intenzione di annunciare la Parola di Dio con immagini e concetti che suonassero loro familiari. Innestare correttamente le nozioni della Bibbia e i concetti della teologia greca in un contesto di esperienze storiche e di pensieri molto diversi, apparve loro una condizione indispensabile per la riuscita dell'attività missionaria. Si trattava di un nuovo metodo di catechesi. La loro opera costituisce un contributo eminente per il formarsi delle comuni radici cristiane dell'Europa, quelle radici che per la loro solidità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo e attuale l'unità del continente (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Slavorum apostoli, 2 giugno 1985).

Ecco, fratello, condividevamo la stessa sorte, premendo l'aratro sullo stesso solco; io ora cado sul campo al concludersi della mia giornata. Tu ami molto - lo so - la tua Montagna; tuttavia, per la Montagna non abbandonare la tua azione di insegnamento. Dove in verità puoi meglio salvarti? (Cirillo a Metodio, Vita paleoslava IX secolo).

[1] Alcune brevi note. Per approfondire si può utilmente far riferimento a Cirillo e Metodio, Radici Cristiane dell’Europa, San Paolo Cinisello Balsamo 2004; Epistola enciclica Slavorum Apostoli di Giovanni Paolo II; Lettera apostolica Egregiae Virtutis di Giovanni Paolo II; Lettera enciclica Grande Munus di papa Leone XIII.
[2] Radaelli Tatiana, cooperatrice pastorale diocesana. Docente incaricato di Storia della Chiesa e Patrologia presso l’Istituto di Scienze Religiose Giovanni Paolo I, presso il primo ciclo della Facoltà Teologica del Triveneto e presso l’Istituto di Scienze Religiose di Padova. 


L’ ALBERO DELLA VITA.

Giuliana Briziarelli

ARCO TRIONFALE: al centro il Pantocratore nel clipeo stellato, ai lati i simboli dei 4 evangelisti, a sinistra S. Pietro e S. Lorenzo con la graticola, a destra S. Paolo e S. Clemente con il vascello, più sotto a sinistra Isaia, e Geremia a destra. L’iscrizione del Gloria corre sul bordo dell’arco; sotto a sinistra Betlemme e a destra Gerusalemme dalle cui porte escono sei più sei agnelli rivolti all’Agnello mistico posizionato al centro.

CATINO ABSIDALE: il soggetto è unico nell’iconografia cristiana ed è ispirato al vangelo di Giovanni: Gesù la vera vite. Gv.15, 1-7

Roma, basilica di S. Clemente, mosaico dell’abside, XII-XIII sec.
Roma, basilica di S. Clemente, mosaico dell’abside, XII-XIII sec.

AL CENTRO: Cristo in croce. Il nero della croce è mimetizzato dal bianco di 12 colombe (12 apostoli). Ai lati della croce, Maria e Giovanni. Sopra, la mano di Dio che sembra tirare su la stessa croce. Lo sfondo dorato rappresenta la GLORIA e la trascendenza.

 La CROCE fiorisce da un cespuglio di acanto che si sviluppa in modo abnorme con racemi che rappresentano i tralci della vite. Sono in tutto 100 grandi spirali che racchiudono la vita dei Santi in miniatura, i pastori che pascolano greggi, la donna con i  chicchi di grano. La croce viene assimilata appunto all’Albero della vita.

AI PIEDI DELLA CROCE due cerve si abbeverano a quattro rivoli d’acqua con riferimento ai fiumi dell’Eden sgorganti dal grande cespuglio radice dell’albero della croce. In questo caso la croce allude al nuovo Paradiso dopo il peccato originale.

ISCRIZIONE: alla base del catino absidale, si stende lungo la curvatura questa epigrafe: Paragoniamo la Chiesa di Cristo a questa vite, che la Legge fa disseccare, ma che la Croce vivifica”. La Croce, cioè il sacrifico di Gesù, capace di vivificare la sua chiesa, viene contrapposto alla Legge del Vecchio Testamento che la dissecca.

CONCLUSIONI. Siamo di fronte ad una sintesi contemplativa della storia della salvezza che consiste nel rimanere attaccati a questa croce con un innesto profondo e sponsale come i tralci alla vera vite. Cristo dalla croce gloriosa ci risucchia in quelle spirali gigantesche di tralci che portano molto frutto.

L’arte è in grado di farci provare emozioni che vanno dritte al cuore.

CONCERTO

L’ ALBERO DELLA VITA

PRESENTAZIONE

Oggi è la ricorrenza dei Santi Cirillo e Metodio, santi titolari della nostra cappella; desideriamo pertanto celebrare questa giornata con un breve concerto. Abbiamo scelto di accompagnare il canto ai suoni gentili dell'arpa bardica, per creare un'atmosfera intima e delicata che rispecchi l'ambiente architettonico in cui ci troviamo, un ambiente che esprime la presenza del sacro per sottrazione invece che per ostentazione: così come non ci troviamo, ad esempio, davanti ai fasti dell'arte sacra barocca, ma godiamo invece di uno spazio vuoto, la cui forma e dimensione ci suggerisce tramite l'assenza una dimensione "altra", spirituale; allo stesso modo cerchiamo di proporre un programma musicale che ricalchi la semplicità e sottolinei la presenza del divino nell'essenzialità dei tratti.

La purezza delle melodie, a volte proposte accompagnate dall'arpa, altre volte a voce sola, sarà l'elemento portante della nostra proposta musicale: ascolteremo un canto gregoriano (Puer natus), stile che per eccellenza esalta la linea della voce sola; poi un'antichissima melodia dedicata alla Vergine (O viridissima Virga), che dal canto gregoriano trova chiaramente la sua origine ancora non lontana; ed ancora, a voce sola, un canto della tradizione liturgica bizantino-ortodossa (Dostoino est') per omaggiare l'origine slava dei nostri santi titolari. A questi canti, che nascono per la sola voce, ne accosteremo due, d'autore (Flow my tears e Si dolce è il tormento), che vedono invece finalmente la melodia esaltata dall'accompagnamento armonico dello strumento, il cui contributo non è più, come prima, un'aggiunta facoltativa, ma diventa elemento fondamentale per la resa completa della melodia stessa. Ascolteremo anche due brani per arpa sola, composti dallo stesso esecutore. La peculiarità del suono dell'arpa è la naturalezza con cui si ottiene il suono, pizzicando le corde con i polpastrelli, senza mediazione di meccanismi esterni. La sua bellezza è proprio questa "fluidità" del suono che richiama il movimento dell'acqua; inoltre il suono è dinamico con possibilità di variare nel piano e nel forte sulle sue corde gravi.

Nel nostro immaginario, l’arpa celtica, è lo strumento per eccellenza dell’antico bardo, tuttavia le prime testimonianze iconografiche risalgono al IV sec Dopo Cristo e perciò quasi alle soglie del Medioevo. Le coeve testimonianze degli autori classici documentano la presenza di musicisti detti bardi ossia poeti lirici, si cita per tutti lo storico Diodoro Siculo (I° sec a.C.) “Essi hanno anche dei poeti lirici, che chiamano bardi. Cantano accompagnandosi con strumenti simili a lire”. In apertura e in chiusura proponiamo delle antiche carole inglesi di argomento sacro, sempre accompagnate dal suono dell'arpa bardica.

PROGRAMMA CONCERTO

  • There is no rose, Anonimo inglese c.1420
  •  Puer natus, gregoriano
  •  Ceneri, Giacomo Li Volsi
  •  Flow my tears, John Dowland (1563 - 1626)
  • O viridissima Virga, Hildegard von Bingen (1098 - 1179)
  • Sì dolce è il tormento, Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
  • Dona nobis pacem, Giacomo Li Volsi
  • Dostoino est' (E' veramente giusto proclamarti beata) slavo antico, Gregorios Byzantios Protopsaltis (1778 - 1821)
  • God rest you merry gentleman, antica carola inglese
  • O Come Emmanuel, antica carola inglese

ANNA TARCA

Diplomata in canto lirico presso il Conservatorio "A. Steffani" di Castelfranco Veneto, si perfeziona con il maestro S.Lowe.
Consegue il Master in Teoria e Pratica della Musica Antica presso l'Istituto Vecchi-Tonelli di Modena. Frequentala Scuola di Musica Antica di Urbino (Solmisazione e Improvvisazione Polifonica e un corso sulle opere Monteverdiane con R. Alessandrini).

Nell'estate 2015 ha vinto una borsa di studio presso l'Accademia Internazionale di Musica Ortodossa di S.Pietroburgo (Russia) e continua ad approfondire il repertorio sacro bizantino con il quartetto vocale Irmos. Partecipa a spettacoli teatrali/musicali .

Ha tenuto numerosi concerti in Italia e all'estero presso Le Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice, la Basilica dei Frari, La stagione di musica antica di S. Giovanni Evangelista, Il Festival Internazionale Gaetano Callido a Venezia, l'Istituto Pontificio di Musica Sacra a Roma, l' Incontro Internazionale Polifonico "Città di Fano", la Heiliggeistkirche di Heidelberg...Si è esibita per Radio Rai 3 FVG, Radio Nuova Trieste, per la Radio Nazionale Slovena e NPORadio4Holland.
Numerose le partecipazioni in formazioni corali professionali: Chamber Choir of Europe, Tenso Europe Chamber Choir, Meesters und Gezellen, Estonian Philarmonic Choir, Cappella Marciana di Venezia...

Si è laureata con lode in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università Ca' Foscari di Venezia con una tesi di Laurea magistrale in Relazioni Internazionali Comparate dal titolo La musica come strumento diplomatico. Insegna canto e teoria musicale presso l'Istituto Diocesano di Musica Sacra di Treviso.

GIACOMO LI VOLSI

Nato a Treviso, diplomato in pianoforte e laureato in filosofia. Compositore, poeta, conferenziere, docente, pittore, suona vari strumenti musicali. Ha registrato, autoproducendosi, centinaia di cd di musiche proprie.

Amante della montagna, vive tra Treviso e l'agordino.

L'ASSOCIAZIONE WALTER BRIZIARELLI 1913

è nata nel 2017 e porta il nome dell’artista perugino Walter Briziarelli (1913-1975) (www. briziarelli.it.). Architetto, archeologo presso il museo archeologico nazionale dell’Umbria, docente di geometria descrittiva all’istituto d’arte della città natale, ma soprattutto pittore segreto.

Personalità colta e raffinata, sensibile alle problematiche esistenziali dell’uomo come la conoscenza di sé, del proprio destino, della propria fede, ci ha lasciato domande sempre attuali e aperte, consegnandole alla ricerca di un divenire sempre in atto.

L’Associazione si propone di tenere desta la memoria di Walter Briziarelli e il suo insegnamento,

custodendo, in accordo con la parrocchia territoriale di S. Agnese, la cappella dedicata ai Santi Cirillo e Metodio progettata dall’architetto Mario Botta a Treviso in Area Appiani. L’Associazione promuove dunque in questo luogo così raccolto ed essenziale eventi culturali dal titolo Spazio  Sacro.

come letture poetiche, concerti, conferenze, proiezioni, e mostre.

L’intento è quello di arricchire la ricerca spirituale, suscitare riflessioni, tessere relazioni e offrire Bellezza.