S P A Z I O S A C R O
La povertà in San Francesco a Treviso 25.3.2022
CONFERENZA del filosofo Giuseppe Fornari
Area Appiani - Cappella SS. Cirillo e Metodio - Piazza delle Istituzioni - Treviso
Prenotazione obbligatoria al n. 348.038.1294 o all'indirizzo email giuliana.briziarelli @ gmail .com
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Innamorarsi di Madonna Povertà
di Giuseppe Fornari
La caratteristica più saliente della figura di Francesco d’Assisi è senza dubbio quella di aver fatto della Povertà il cardine stesso della sua esistenza, tanto da essere universalmente noto come il Poverello di Assisi. La rinuncia ai beni e ai piaceri del mondo è d’altronde un tratto definitorio dell’ideale cristiano di vita sin dalle origini del cristianesimo, sintetizzabile nei tre principii di povertà, castità ed obbedienza, che non solo presiedono all’esistenza vocazionale dei religiosi, ma rappresentano tre ideali a cui deve cercare di avvicinarsi ogni credente. Questi principii, infatti, non sono da intendersi come una banale e meccanica astensione, come un purismo che condanna i beni che noi siamo soliti desiderare. In tal modo l’ideale cristiano di vita apparirebbe qualcosa di irrealistico o disumano, che potremmo variamente valutare come riservato a pochissimi o addirittura come una messinscena ipocrita, e questo tanto più facilmente in una società come la nostra, che ha fatto della ricchezza, della felicità sessuale e del potere i suoi autentici idoli. In realtà, queste tre condizioni a cui ogni credente è chiamato rappresentano altrettante radici di vita da cui il cristiano deve imparare a staccarsi, perché la sua unica radice di vita è in Cristo. Non c’è quindi alcun purismo, nessuna intransigenza.
La povertà così intesa non equivale alla condanna cieca e assoluta di ogni bene, quanto piuttosto al non voler vendere la propria anima a tali beni; la castità non implica una moralistica condanna del desiderio sessuale, ma il renderlo esclusivo strumento dell’amore per l’altro; l’obbedienza non significa sottomissione cieca e fanatica, ma il mettere il proprio io al servizio degli altri.Fin qui tutto bene. Però Francesco fa qualcosa di più. In lui la Povertà assume dei tratti iperbolici, e non come scelta espressiva o come simbolo mistico, ma come prassi a cui conformare ogni momento della propria esistenza senza compromessi, con uno slancio assoluto che giunge alle soglie dell’annientamento di sé. L’ideale di rinuncia a tutto quanto renda più bella la nostra esistenza si fa radicale, e il santo non arretra anche dal testimoniarlo in modo pubblico e spettacolare, come nell’episodio più clamoroso della sua biografia, la rinuncia a tutte le sue ricchezze davanti al padre e davanti al vescovo di Assisi. Proprio questo episodio così estremo ci fa peraltro cogliere dei tratti importanti. Intanto, Francesco non sceglie di dare tutti gli averi a cui avrebbe avuto diritto ai poveri, ma li restituisce semplicemente al padre. Nel suo gesto non solo non vi è nessun calcolo, ma si può addirittura ravvisare un riconoscimento del diritto di proprietà. Particolarmente eclatante è però che Francesco non veda nei beni materiali neanche uno strumento di aiuto ai poveri, e questo da parte di un santo che ha fatto dell’aiuto ai poveri e agli ultimi il mandato esclusivo della sua scelta cristiana.
Se il Poverello di Assisi ha voluto inviare questo messaggio dev’essere quindi per ragioni ancora più importanti. Rinunciare ad ogni possesso fino a spogliarsi, ma senza contestare il possesso in sé e senza subordinarlo a degli scopi che oggi diremmo caritativi e assistenziali, vuol dire una sola cosa: che anche la rinuncia ai beni materiali non basta, se non si rinuncia al possesso più grande, quello di sé, su cui Francesco sceglie di non accampare nessun diritto. Non per odio di sé, ma per amore esclusivo di Chi lo ha creato, nella persona e nella mediazione del Figlio. La Povertà di Francesco è la dichiarazione quotidiana di amore che il santo fa a Cristo, ed essa coincide con la spoliazione che Cristo ha fatto di sé sulla Croce. Ecco perché la Povertà francescana sintetizza e assomma in sé tutte le virtù cristiane, ricondotte al loro unico centro che è Cristo. Chi abbraccia Madonna Povertà, chi perdutamente se ne innamora, diventa un tutt’uno con Cristo, dichiara il suo amore incondizionato per Cristo. Come Francesco, alter Christus.
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GIUSEPPE FORNARI
Giuseppe Fornari, docente di Storia della Filosofia all’Università di Verona, ha formulato la teoria della mediazione oggettuale, che studia i processi di origine e formazione della cultura e li applica come chiave interpretativa ed esplicativa della storia del pensiero nei suoi vari aspetti, non solo filosofici, ma anche religiosi, artistici, politici.Tra i suoi libri: Il caso Nietzsche (in collaborazione con René Girard - 2002); La bellezza e il nulla. L’antropologia cristiana di Leonardo da Vinci (2005); Da Dioniso a Cristo (2006); Mediazione, magia, desiderio in Leonardo e nel Rinascimento (2012); La conoscenza tragica in Euripide e in Sofocle (2013); Storicità radicale (2013); Catastrofi della politica (2014); Mito, tragedia, filosofia (2017).
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Cenni Biografici
Francesco nacque ad Assisi nell’anno 1181/82 circa, da Pietro Bernardone dei Moriconi, ricco mercante di stoffe e di spezie e da donna Pica Boulermont di estrazione nobile. Grazie al benessere con cui il giovane viene allevato, riceve un’adeguata formazione letteraria e linguistica favorita dai frequenti viaggi d’affari compiuti dal padre, soprattutto in Francia.
Ancora adolescente deve dedicarsi agli interessi di famiglia, lavorando nella bottega paterna. Abbandona l’incarico nel momento in cui partecipa alla guerra che vede contrapposte le città di Perugia ed Assisi nel 1201, come cavaliere. Durante un combattimento tra i due eserciti, Assisi viene sconfitta e Francesco fatto prigioniero per un anno. Durante questa prigionia si ammalò e tornò a casa dove venne premurosamente accudito dalla madre.
Successivamente, una volta ristabilitosi, decise di tornare a combattere al seguito di Gualtieri di Brienne: uomo al servizio del Papa. Ma durante il cammino ebbe la sua prima apparizione del Signore che lo indusse ad abbandonare la sua vita da soldato e a tornare ad Assisi. -
La conversione
La sua conversione ha inizio nel 1205 quando comincia a compiere gesti rimasti celebri: scambia i propri abiti eleganti e raffinati con quelli di un mendicante, comincia a chiedere l’elemosina davanti la Basilica di San Pietro, incontra persone lebbrose e cerca di curarle. Inoltre smette di frequentare la sua compagnia di amici ed entra in aperto contrasto con il padre.
Sciolto ormai da ogni legame familiare e secolare, Francesco lasciò la sua città, andando in cerca di un luogo raccolto dove, nella solitudine e nel silenzio, potesse meglio ascoltare la misteriosa parola di Dio. Un giorno, mentre andava per i boschi, giunse nei pressi della chiesa di San Damiano, che essendo ormai in rovina minacciava di crollare. Francesco vi entrò per pregare davanti all’immagine del Crocifisso e mentre era immerso nella preghiera, udì una voce che per tre volte lo invitava a riparare quella casa.
Il Santo si rese subito conto che la voce era quella di Gesù e colse in fondo al cuore la potenza di quelle parole divine. Tornò ad Assisi chiedendo gli aiuti necessari. Si mise a chiedere l’elemosina ed a sottoporre il suo corpo gracile ed estenuato dai digiuni, al peso del trasporto delle pietre. Quando poi con l’aiuto dei suoi concittadini ebbe finito il restauro, se ne andò a riparare la chiesa di San Pietro, che si trovava lontano dalla città.
Al termine di questa ulteriore fatica, il poverello si rifugiò in un luogo detto Porziuncola, una chiesa antichissima dedicata alla Vergine Madre di Dio, a quel tempo però completamente abbandonata. Sin dall’antichità la chiesa era detta “Santa Maria degli Angeli”. Per le frequenti visite delle creature celesti, decise quindi di ripararla e di stabilirvi la sua dimora. In questo luogo ebbe inizio la sua umile vita spirituale e istituì, per volere divino, l’Ordine dei Frati Minori nel 1208. -
Istituzione dell’ordine e approvazione della Regola
La semplicità dei suoi insegnamenti e la coerenza di vita, furono di esempio per altri uomini che, attratti dalla sua testimonianza, cominciarono ad abbracciare una vita di penitenza. Abbandonaro tutto e si unirono a lui uniformandosi nel modo di vestire e di vivere.
Il primo fra questi fu Bernardo, poco dopo furono chiamati dallo stesso Spirito altri cinque uomini, così che il numero dei “fratelli” di Francesco salì a sei. Fra questi il terzo posto toccò al santo padre Egidio, uomo veramente devoto e pio. In poco tempo il numero dei frati cresceva, il santo allora con parole semplicissime scrisse una breve “forma di vita”, nella quale si poneva come fondamento assoluto l’osservanza del Vangelo.
Quindi desideroso che quanto aveva scritto fosse approvata dal Pontefice, nel 1209 parti dalla Porziuncola, insieme ai fratelli alla volta di Roma, confidando esclusivamente nella protezione divina per la riuscita del suo disegno. Papa Innocenzo III, considerando la purezza e la semplicità d’animo di quest’uomo di Dio e la fermezza dei suoi propositi, si mostrò disposto a concedere l’approvazione alla condizione che pregasse per lui. Francesco non solo pregò incessantemente, ma raccontò al papa un sogno il cui fine era quello di una spiegazione spirituale altissima: rivelò infatti, di aver visto come la Basilica del Laterano stesse per crollare e che lui modesto e dimesso, offriva la sua spalla perché non cadesse. Il Papa non esitò dunque nel riconoscere che in quell’uomo gli aveva parlato Dio e che sarebbe stato colui che con le sue opere e il suo insegnamento avrebbe sorretto la chiesa di Cristo.
Papa Innocenzo III approvò oralmente la sua “norma di vita” il 16 aprile 1209, dimostrando d’allora in poi uno speciale affetto verso questo servo del Signore. Gli diede facoltà di predicare la penitenza e, a tutti i frati laici che avevano accompagnato Francesco, fece fare delle piccole tonsure perché potessero predicare liberamente la Parola di Dio. Ha inizio così l’Ordine dei frati minori che si stabiliscono presso la chiesa di S. Maria della Porziuncola, ottenuta dai monaci benedettini del Monte Subasio.
Nel 1213 Francesco parte per recarsi in missione prima in Palestina, poi in Egitto, dove incontra il sultano Melek el-Kamel, ed infine in Marocco. Uno dei suoi viaggi lo porta fino al santuario di San Giacomo di Compostela in Spagna, ma è costretto a ritornare indietro per l’aggravarsi del suo stato di salute.
Nel 1223 si dedica alla riscrittura della regola dell’ordine, impiegandovi tutto l’autunno. Purtroppo frate Leone e frate Bonifazio la perdono, ma Francesco si rimette di buon grado all’opera. Sarà papa Onorio III a riconoscere la regola francescana come Legge per la Santa Chiesa. Nel dicembre del 1223 Francesco organizza anche la prima natività in una grotta, che è ormai considerata il primo presepio della storia. L’anno successivo compie il miracolo dell’acqua che sgorga da una roccia e riceve le stigmate presso l’Averna.
Francesco d’Assisi muore il 3 ottobre del 1226 nella Porziuncola cantando e benedicendo i suoi seguaci che esorta a mantenersi fedeli alla povertà e alla chiesa.
CANTICO DELLE CREATURE
San Francesco (1224-25)
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e ’honore et onne benedictione.Ad te solo, Altissimo, se konfàne
et nullu homo ène dignu te mentovare.Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dàie sustentamento.Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.Beati quelli ke ’l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò scappare:
guai a.cquelli che morrano ne le peccata mortali;
Beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ’l farrà male.Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate
et serviateli cum grande humilitate