PREMESSA SUL CANTO GREGORIANO
Questa sera siamo riuniti non per ascoltare un concerto, perché il canto gregoriano è preghiera, “musica che parla dell’indicibile”.
Ci introduce un’immagine dolcissima di un primo piano di Maria tratto dalla pala della Madonna col Bambino e santi dipinta dal “Divin pittore”, Pietro Vannucci detto il Perugino e conservata nella chiesa di sant’Agostino di Cremona.
“..Sul canto gregoriano sono stati scritti centinaia di manuali, libri, saggi, articoli che hanno spiegato e sviscerato numerosi aspetti, molte tecniche compositive ed artistiche di quello che rimane nell’immaginario collettivo qualcosa che si colloca tra l’umano e il divino, che è musica, ma va oltre la musica, che è canto, ma è soprattutto preghiera di cui si dice che è bello, sì, ma senza sapere il perché, e avendone in fondo un senso di timore per quello che potrebbe trasmetterci se ne capissimo a fondo l’autentico significato.
Ed il sentire comune diffuso rimane così quello di un repertorio di élite per intenditori non fatto per gente comune, perché il livello è troppo alto; quindi non adatto per la grande massa che continua a storcere il naso e a percepirlo come un monumento del passato, da salvaguardare magari culturalmente, ma ritenuto non più idoneo per le liturgie comunitarie allora non percepibile come preghiera, quindi da abolire totalmente dalle celebrazioni.
Così che, il canto gregoriano si è progressivamente distaccato dal popolo, che ha avuto sempre meno coscienza di cosa sia in realtà, dove abbia avuto origine e come si sia storicamente sviluppato, cosa rappresenti e perché sia così rapidamente tramontato negli ultimi decenni.”
(Ezio Aimasso, da “Il gregoriano. Una scala verso il Paradiso, Sillabe editore 2018)
A PROPOSITO DI UNA PERGAMENA.
“ Durante le operazioni di restauro di un Salterio miniato del XII sec., proveniente dallo Scriptorium dell’abbazia di S. Colombano in Bobbio, è stata rinvenuta la pergamena da noi denominata PSGL 952b…
Esaminiamo in dettaglio le caratteristiche della pergamena: l’abbigliamento dei monaci ci offre uno spunto di riflessione. L’ordine monastico, fondato da Benedetto
da Norcia dei “monaci neri” lascia spazio, solo dopo la riforma cistercense ai
“monaci bianchi…
I “Fratres”
La cornice del documento raffigura i confratelli, come in assise capitolare, con al centro e in piedi il Magister recante la bacchetta della dirigenza… L’abito bianco conferma l’avvenuta riforma cistercense dell’ordine benedettino. Gli stemmi che sovrastano i nomi dei “Fratres” probabilmente si riferiscono all’attività svolta nel contesto sociale precedente la tonsura oppure a mansioni proprie dell’ambito Monastico…
Più ardua risulta la chiave di lettura della simbologia del documento. Tuttavia possiamo ammirare le immagini degli antichi “fratres” con i loro simboli, in corona al loro magister, artefici e testimoni di un’arte antica, figlia di Erato per il pagano, creatura di Gregorio Magno per il religioso. Da tutto ciò è verosimile che la nuova e attuale parva Schola Gregoriana Liberalis tragga ulteriore spinta ideale per rinnovato entusiasmo e fierezza di appartenenza.
Qualunque altra interpretazione del destino di una pergamena, prima sparita e poi ritrovata, resta solo sterile speculazione. Il mistero rimane sepolto nel tempo; sopito nei silenzi dei chiostri o nelle rovine dei monasteri fioriti e decaduti; in balia degli eventi nel periodo che intercorre tra il X e XII secolo. La pergamena di cui ci siamo interessati risulta comunque una tessera dell’affascinante mosaico che rappresenta il Medioevo.”
Tratto da un fascicolo documentato (2011) di Paolo Briziarelli (appassionato di miniature e pergamene antiche) firmatario ed esecutore della pergamena e dell’atto costitutivo della PSGL con lo pseudonimo di Notarus Paolus Brizius.
Il fascicolo e le pergamene sono conservate negli archivi dell’Associazione
Walter Briziarelli 1913