L’eredità cirillo-metodiana nel progetto di Nikolaj/Mykola Kostomarov
Andrea Franco (Università di Macerata)
Dopo aver rielaborato i contenuti del nascente sentimento ucrainofilo, nell’anno accademico 1856/’46 lo storico Kostomarov fondò presso l’Università di Kiev/Kyïv una società segreta intitolata ai Santi Cirillo e Metodio, alla quale furono ammessi i migliori fra i suoi studenti, oltre che letterati ucraini di prestigio, quali Ševčenko e Kuliš.
All’interno di tale simposio, questo gruppo di intellettuali, posti sotto la guida del loro giovane professore, elaborò una compiuta teorizzazione dell’identità ucraina, per la prima volta considerata quale comunità nazionale a sé stante. La visione di Kostomarov, influenzata dallo slavofilismo, era volta a creare dei ponti fra le nazionalità slave: in questo contesto fu concepito un ideale repubblicano, democratico, cristiano e federativo che avrebbe dovuto raccogliere tutti gli Slavi.
L’eredità dell’opera dei Santi Cirillo e Metodio, che nel Medioevo avevano favorito la nascita di un alfabeto finalizzato a trascrivere la lingua slavo-ecclesiastica, fu raccolta da Kostomarov, che vide in questa il segno dell’unità degli Slavi, da realizzarsi in un contesto di ecumenismo.
Il significato profondo, e spesso misconosciuto nella stessa Slavia, di tale vicenda verrà ricostruito sinteticamente nel corso della conferenza, dapprima attraverso l’analisi del rapporto che, nell’Ottocento, intercorreva fra l’Impero zarista – caratterizzato da una composizione etnica multinazionale – e l’elemento ucraino, cui al tempo non era riconosciuto lo status di nazionalità allogena. Inoltre, verrà narrata e collocata nel contesto in cui vide la genesi la vicenda del sentimento ucrainofilo, che si rafforzò nel momento in cui prese a svilupparsi una letteratura laica in lingua ucraina.
Il ragionamento culminerà infine nell’analisi dei fermenti culturali e politici, più o meno maturi che fossero, che Kostomarov seppe sintetizzare in modo originale, conciliando l’ideale nazionale ucraino – impregnato di un forte influsso del pensiero mazziniano – con quello slavofilo, e con una certa precoce consapevolezza della comune appartenenza della Slavia (“il figlio più giovane di Iafet”) alla famiglia dei popoli europei.